I femmenielli dai greci ai giorni d'oggi
Fin
dai tempi dei greci, a Napoli il femmeniello rappresenta un'identità culturale e sociale legata
fortemente al tessuto urbano. La figura del femmeniello è riconducibile al mito degli ermafroditi, in
grado di accogliere in se entrambi i sessi e risultando così una figura
completa. Nella città partenopea, quello del femmeniello, è sempre stato
considerato il terzo sesso, confermando così quel misticismo tipico della
cultura napoletana. Portatore di fortuna e abbondanza, fertilità e amore, pace
e prosperità, i femmenielli a Napoli hanno fatto tante cose: hanno combattuto
contro i tedeschi, hanno battuto la strada quando necessario, ma hanno anche
badato alle famiglia, agli anziani e ai bambini.
Artisti della Tombola dei Femmenielli
La tombola di Nanninella e Cerasella
E tra le tante cose che sanno
fare bene, c’è né una che spicca sulle altre. Sanno condurre magistralmente il
gioco della Tombola e lo sanno fare così bene, che a Napoli, almeno una volta
nella vita, si deve partecipare alla famosa “Tombola dei femmenielli”. Si tratta di una spettacolarizzazione
del gioco che altrimenti rischierebbe di diventare noioso e ripetitivo. Il
gioco diventa quasi una piecé teatrale con fonemi e doppi sensi, parolacce e
racconti che sollazzano e divertono il pubblico. Per tradizione la tombola si
fa nei Bassi napoletani, una volta, vi partecipavano solo le donne, mentre gli
uomini seguivano il gioco dalle finestre. Oggi invece le cose sono cambiate e
alla nostra “Tombola dei femmenielli”
possono partecipare davvero tutti.
Artisti poco prima di andare in scena
La tombola nasce a Napoli nel 1734
Il gioco della tombola nasce a Napoli nel
1734, quando re Carlo III di Borbone ufficializzò il gioco del lotto. Il re per
accontentare i domenicani che al
contrario lo vedevano come un vizio peccaminoso, stabilì che al lotto si
poteva giocare tutto l’anno ad eccezione che nel periodo natalizio. Fu così che il popolo, non volendo rinunciare a
giocare durante le vacanze, si organizzò in un altro modo: i novanta numeri del
lotto furono racchiusi in un “panariello" di vimini e furono
disegnati i numeri su delle cartelle, così la fantasia popolare trasformò un
gioco pubblico in un gioco a carattere familiare, continuando così a scommettere
e a divertirsi in famiglia.